Prima di cominciare il racconto sul nostro professore di educazione tecnica e la sua abilitá di essere scioccato da qualunque cosa leggermente fuori dalle sue antiche convenzioni, devo chiarire la mia posizione a scuola in quell ' epoca.
Il ganzo del paese
Detto brevemente e modestamente, ero il personaggio piú conosciuto, non solo per la mia altezza, nazionalitá, religione (o meglio – non religione, sono ateo) o al fatto che d ' inverno indossavo esclusivamente magliette corte (e nessuno credeva che veramente, veramente non mi faceva freddo). Ero famoso anche per i miei casini (trapanaggio del banco, firma sulla schiena del De Gregori, tema sul campeggio alcolico, ecc.), nonostante sia sempre stato il piú disciplinato maschio in classe. Un altro fattore riguardante la mia fama era il fatto che, all ' etá di quattordic ' anni, cominciavo giá a bere la birra. Ció é normale nella Repubblica Ceca, ma non in Italia.
Birra presidenziale
Ogni tanto mi gustavo una Nastro Azzurro (per quanto sia possibile gustare tale prodotto) aspettando la corriera dopo scuola, fino al giorno in cui passó la preside proprio nel momento critico, quando il risuono della stappatura non poteva essere piú udibile. Il cielo si oscuró, tutta Badia al Pino sentí un mostruoso bercio: "CHI É QUEL FURBO CHE BEVE LA BIRRA?!!!" e la terra cominció a tremare sotto i piedi della corpulente caposcuola, i cui passi, nonostante il punto interrogativo nella frase, si dirigevano senza esitazione verso di me, verso la mia bottiglia, verso il suo prezioso contenuto... Per riprendermi dallo shock di vedere la birra usata per annaffiare l ' asfalto (e anche per protesta) me ne comprai subito un ' altra.
Il professore ficcadito
In altre parole, la mia affezione alla birra era ben nota, il che é rilevante per la storia di Simone Rossi. Costui era un robusto cinquantenne caratterizzato da grigia barba e sporche, poco tagliate unghie. Il suo aspetto mi fa pensare agli abitanti delle foreste nordamericane – orsi e tagliaboschi. Fumava sigarette lunghe e sottili, assolutamente contrastanti con la sua figura orsifera, e in classe mangiava sempre caramelle alla menta.
Il ruolo del severo insegnante gli piaceva a tal punto che spesso ricorreva a punizioni fisiche, nonostante si trattasse piú che altro di un brutto scherzo. Il suo numero preferito, la cosiddetta strizzatura, consisteva nell ' avvicinarsi all ' alunno da dietro, ficcandogli il suo lungo e sporco pollice nel deltoide e girandolo finché non era contento della reazione del punito (bocca storta dal dolore e un grido muto, di solito sulla faccia del Dinori). Personalmente non capisco perché erano tutti cosí tragici; la prima volta che il prof. provó a strizzarmi fu anche l ' ultima, visto che continuavo a sedere e sorridere come se niente fosse, senza visibile risultato.
L'arte di insegnare
Anche i metodi istruttivi erano piuttosto bizzarri. Nella sua materia, educazione tecnica, aveva il compito di farci conoscere procedimenti tecnolologici come lavorazione del legno, produzione d ' acciaio, alluminio, plastica, ecc. Il fatto che ricordi qualcosa delle sue lezioni é piuttosto strano, visto che cambiava tema cinque minuti dopo averci fatto aprire il libro.
Una volta, per esempio, saltó dalla bauxite a come si procurava i giocattoli da bambino e a come era difficile comprarsi un gelato a quei tempi, nonostante costasse cinquanta lire. Tra l ' estrazione di un metallo e un altro ci spiegó che una volta non c ' erano macchine falciatrici, che il grano si tagliava a mano e si metteva "a croce". Ci disegnó il procedimento sulla lavagna. E se qualcuno sembrava non interessato, gli ficcava il pollice nel collo.
Ci dava anche lezioni di computer. La scuola aveva acquisito una serie di macchine col processore 286 fresche di fabbrica e il prof., in un programma grafico molto avanzato, ci insegnava a programmare un quadrato. Amava ripetere il famoso Teorema del Rossi, cioé che il computer, essendo in realtá solo una grossa calcolatrice, é una macchina stupidissima che da sola non é capace di niente, oltre ad eseguire alla lettera gli ordini dati. Ce lo dimostrava sul quadrato – dite al PC di colorarlo e lui lo colorerá, ma interrompete il perimetro e vi troverete con lo schermo pieno di colore. Chissá come sarebbe andata a finire se arrivassimo al deltoide.
Dalla coffeina alla grappa
Ora che conoscete il profilo del professor Rossi, é il momento di raccontare la mia storia.
Una volta, non ricordo come eravamo giunti a tal tema, qualcuno ammesse di bere il caffé (e il De Gregori d ' aver bevuto due litri di Coca Cola in un fiato). "Ah, ora capisco perché sei cosí rintronato", rispose il prof. e cominció a istruirci sul fatto che quando la sua diciottenne figlia chiese il caffé a cena, gli venne l ' impulso di stroncarle una sedia in groppa (esagerava, naturalmente, ma era il suo modo di eprimersi). Immaginate cosa successe, quando in un attacco d ' euforia il Benigni berció a tuta la classe: "Jirka beve la birra!". Il prof. s ' inceppó per vari secondi, dopodiché spalancó la bocca e occhi (due volte) e pronunció l ' indimenticabile esclamazione:
LA BIRRA?!!! MA É ALCOLICA!!! VABBÉ, IO BEVO IL VINO, MA...
Grazie a quest ' indelebile impronta nella memoria mi ricordo ogni parola che seguí in quella lezione, dedicata interamente alle bevande alcoliche. Il Rossi ci raccontó varie storie della sua gioventů collegate a questo tema. Purtroppo non ho l ' abilitá di riprodurre esattamente il suo scioccato modo di parlarne, perché é assolutamente unico.Una birra ogni tanto non fa male tanto
Simone aveva un amico a cui piaceva la birra. Una volta erano insieme in cittá, l ' amico chiese: "Ti va una birra?" e lui disse di sí. Presero quindi una birra e dopo un ' ora l ' amico chiese di nuovo: "Ti va una birra?". Il prof. fu allucinato da tale proposta, visto che lui un ' altra birra sí la berrebbe, ma dopo una settimana!
Cameriere, pago?
La seconda storia si svolse in un ristorante tedesco. Il Rossi ci venne a pranzo e mentre mangiava, un Tedesco si siede al tavolo accanto, facendo un cenno verso il bar. Il cameriere gli portó un grosso bicchiere (che secondo il prof. era una piccola damigiana) pieno di birra. Dopo aver svuotato il bicchierone in due ampi sorsi, il Tedesco fece un secondo cenno verso il bar, convincendo Simone che era per pagare, avendo abbastanza birra per un mese, ma invece del conto il cameriere gliene portó un ' altra!
Grappa-latte
Dopo questa storia il Rossi diventó instoppabile, anzi aumentó i gradi, passando da birra a grappa. Da giovane, durante il servizio militare, fu allocato nel Tirolo, alla frontiera con l ' Austria. Una mattina faceva colazione al bar, quando entró una fragile vecchina con due secchi di latte. Prese un grosso bicchiere, ci versó un po ' del suo latte e disse qualcosa in tedesco al barista. Ad enorme sorpresa del soldato accanto, costui le passó una bottiglia di grappa, il cui contenuto finí per buona parte mischiato col latte, dopodiché la donna afferró il bicchiere con entrambe le mani si scoló ogni cosa! Il povero professrore non credeva ai suoi occhi. Dopo essersi dissetata, l ' anziana tirolese prese i suoi secchi e se ne andó. Il soltado semplice Simore Rossi la seguí fuori, tanto per accertarsi che dopo dieci passi sarebbe crollata nella neve, ma la vecchia era perfettamente a posto.
E questo, cari lettori, é come ricordo Simore Rossi, il professore di educazione tecnica.
hmmm a vim hov... :)))
OdpovědětVymazatCELY CLANEK vim co je a pak birra si domyslim :D
OdpovědětVymazat